L’emozione dell’infinito


Il mio incontro con il tango è stato quasi casuale. Amavo il ballo in generale, la capacità di muoversi al ritmo della musica, riuscendo a far dialogare il proprio corpo con le note musicali. Stranamente però non avevo mai frequentato alcun corso di ballo, probabilmente in mancanza di una persona che volesse imparare con me, facendomi da partner.

Poi un giorno ho scoperto che questo non era davvero un problema; è bastata la proposta di un’amica di iscriverci ad un corso di tango per suscitare in me immagini di eleganza e passione, e quindi la risposta è stata immediata: si!
….senza avere chiaro cosa mi aspettasse, soprattutto senza la certezza di poter frequentare effettivamente il corso, perché ognuna di noi due non aveva un ballerino con cui iscriversi. Credo che proprio questa sia stata una cosa positiva, perché mi ha aiutato ad assumere la giusta prospettiva nel tango: prima di tutto il desiderio di incontrate l’altro – anche se ‘sconosciuto’ - e la disponibilità a consentirgli altrettanto.

Da quel momento l’incontro con il tango non si è mai interrotto, e più passano gli anni più mi sembra un percorso stupendamente infinito, perché infinite sono le persone con cui ballare, ed ognuna di loro ha una storia completamente diversa da raccontare nel ballo: non ce n’è una uguale all’altra.
E come se non bastasse a un certo punto scopri che il tuo modo di ballare, unico e irripetibile, e il modo di ballare dell’altro, unico e irripetibile anch’esso, uniti nel tango possono creare un’altra storia, altrettanto diversa e unica, che si costruisce e si inventa insieme in pista, di ballo in ballo, di tanda in tanda, accompagnati dal ritmo del tango, che suggerisce ma non impone mai nulla…

Questa sintonia magica con il partner e con la musica - anzi con il partner nella musica – questo andare all’unisono nel tango, tutt’uno con la musica, è un altro modo in cui il tango ti immerge nell’infinito, sensazione che è bellissimo ricercare ogni volta insieme all’altro.

Alessia de Italia

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